Le malattie croniche e i tumori renali possono essere diagnosticati in un individuo prima della loro insorgenza e, di conseguenza, tempestivamente curati con trattamenti "personalizzati". Questo, in sintesi, quanto si prefigge la ricerca medica condotta a Londra da due dottori mantovani: il nefrologo Francesco Trevisani e l'oncologo Michele Ghidini. Il loro importante studio con i relativi primi risultati sonostati presentati martedì 26 maggio, nella Sala degli Stemmi di Palazzo Soardi, durante il convegno pubblico "Il dialogo tra geni e ambiente: il ruolo dell'epigenetica nel tumore e nelle malattie renali", promosso dalla Fondazione Istituto Giuseppe Franchetti e patrocinato dal Comune di Mantova. L'incontro è stato aperto dai saluti del sindaco Nicola Sodano che si è complimentato con i due dottori mantovani ed ha ringraziato la Fondazione Franchetti per l'attenzione sempre rivolta ai giovani e agli studenti. Soddisfazione per l'imporate ricerca è stata espressa anche dal presidente dell'Istituto Franchetti Aldo Norsa. "Quando abbiamo saputo dell'importante studio intrapreso dai due giovani medici a Londra, il Cda della Fondazione ha deciso subito di supportarlo - ha spiegato Norsa -. Si tratta di una ricerca medica di grande valenza, specialmente per la prevenzione, e abbiamo ritenuto opportuno promuoverla, tramite questo incontro pubblico, proprio dalla città natale dei due dottori".
Il convegno, poi, è entrato nel vivo con la relazione dei due giovani medici (classe 1984), che hanno illustrato la loro ricerca nel campo onco-nefrologico intrapresa presso l'Institute of Cancer Research di Londra. Il loro studio si è concentrato sui "microRNAs", piccole molecole di Rna che regolano l'espressione genica. "Queste molecole giocano un ruolo fondamentale nel corretto funzionamento del rene e possono intervenire promuovendo lo sviluppo del tumore, - hanno detto i due dottori - facilitando la metastatizzazione cellulare. Inoltre possono contribuire al processo di resistenza ai trattamenti antitumorali specifici". Per questo sono stati analizzati pezzi istologici, sangue e urine di circa un centinaio di pazienti affetti da tumore renale già sottoposti ad intervento chirurgico. I campioni di materiale biologico sono stati forniti dai due centri ospedalieri: l'Istituto Clinico Humanitas e l'Istituto San Raffaele di Milano. Le analisi di laboratorio, invece, sono in corso a Londra presso l'Institute of Cancer Research (ICR) ed il Royal Marsden Hospital.
"Lo scopo finale, già in parte raggiunto nei dati preliminari, è quello di poter avere dei nuovi "biomarcatori" (molecole capaci di rivelare l'insorgenza di una malattia prima che essa sia conclamata) - hanno spiegato - che indichino al medico quale paziente è a rischio di sviluppare insufficienza renale cronica o problematiche cardiovascolari dopo l'intervento chirurgico". Questa "conoscenza anticipata" permetterebbe ai medici di classificare la popolazione in base al rischio di malattia futura, adeguando e "personalizzando" le cure mediche rivolte al paziente. A livello mantovano, la Fondazione Franchetti ha deciso di sostenere con un contributo economico tale progetto scientifico, in quanto sviluppa tematiche importanti anche per il territorio e la popolazione mantovana.
Il progetto è stato considerato dalla Società Italiana di Nefrologia tra i 20 migliori progetti di ricerca italiana nel settore e premiato con un contributo economico. "L'auspicio, ora, è che possa essere aperto un ambulatorio multidisciplinare anche nel territorio virgiliano - hanno sottolineato - che consenta di proseguire l'attività di ricerca intrapresa all'estero e permetta di utilizzare queste innovazioni scientifiche nella gestione clinica quotidiana del paziente affetto da tumore e malattie renali croniche". Durante il convegno si è discusso anche di prevenzione, dello stile di vita da seguire, di nutrizione corretta e di terapie personalizzate. I due medici hanno dialogato su queste importanti tematiche con la dottoressa Maria Chiara Bassi, Biologa phd, specialista in Scienze della nutrizione.